Incontro con l'Autrice Isabella Merzagora

Hitler nel "Mein Kampf" scrisse del "dovere sacro" di sterminare gli ebrei; il presidente del Ruanda definì un "dovere collettivo" il massacro dei tutsi; "Si fanno cose terribili e necessarie" affermava uno degli assassini di Aldo Moro;"per creare un uomo nuovo bisogna distruggere quello vecchio" gli farà eco un neofascista responsabile di decine di omicidi.

Per il terrorismo di ispirazione religiosa la violenza è ancora un "dovere sacro", per al-Banna un "obbligo imposto da Allah" e per Bin Laden il "dovere personale per ogni musulmano". Non molto diverso il terrorismo che vorrebbe ispirarsi al cristianesimo, e che spesso si lega al suprematismo bianco, per il quale la ricostruzione dello Stato in termini teocratici è un "obbligo morale", un God-given task.

Persino complottisti, mass murderer e serial killer fanno riferimento al dovere. Con "idealismo pervertito" si intende il convincimento che talune azioni malvagie siano opportune laddove commesse in nome di un ideale ritenuto giusto: il proprio Dio, la salvaguardia della propria libertà, del proprio popolo, della vita propria e di chi non è ancora nato. Ma chi definisce il male? E chi la giustezza della causa?